Milano, 19 gennaio 2022 – Lo staff
E’ partita con il gioco di parole del titolo la serata formativa che si è tenuta il 18 gennaio 2023 presso la sede della ASD OSG 2001. E Daniele Tacchini, che l’ha condotta per conto del CSI Milano, ha voluto rispettarne anche letteralmente l’idea.
Sì perché a riunire nella stessa sala (meglio forse dire “capannone”) una trentina tra dirigenti, allenatori, atleti, collaboratori e simpatizzanti della società, è stato un gioco di passaparola di inviti, di curiosità, di interessi, che ha poi funzionato alla grande attraverso una serie di giochi collaborativi di gruppo (o, per dirla all’inglese con un linguaggio aziendale “collaborative team plays”), tutti improntati alla ricerca di quelle motivazioni che sono l’anima, il cuore, ma poi anche la struttura portante delle società sportive basate sul volontariato, come la nostra.
Già, le motivazioni. Dove si potrebbe mai andare senza di loro?
Daniele ce ne ha mostrate e ricordate alcune, eclatanti, famose, di grandissimi atleti di discipline sportive non per forza ricomprese tra quelle dorate e ricche che vanno per la maggiore, ma che sono patrimonio della forma più nobile di competizione che è ancora -nonostante tutto- quella dei Giochi Olimpici. Storie emozionanti di un continuo dare-avere tra impegno, fortuna, caparbietà, volontà che possono insegnare molto ai ragazzi che quotidianamente alleniamo sui nostri campi e nelle nostre palestre di periferia. E non importa se nessuno di loro arriverà mai ad una convocazione olimpica (…ma “mai dire mai”…), perché il sogno può già da solo bastare ad alimentare la passione, perché l’esempio è trascinante, ed è importante, anzi fondamentale, che sia un “buon esempio”. Deve avere dentro di sé quei valori che spesso si trasmettono più con i fatti che con le parole, come i video di Steven Bradbury, Yuri Chechi, Derek Redmond, Bebe Vio, ci hanno raccontato.
Certo, ciò che spinge un atleta singolo alla ricerca del massimo a cui può arrivare non sono esattamente le stesse dinamiche di ciò che un gruppo, una squadra vive ogni giorno, o, meglio, non sono le uniche: ma se ci pensiamo bene, c’è molta attinenza, la base è comune. E soprattutto, la volontà e la passione sono identiche. Ecco perché i grandi campioni possono insegnarci molto, anche quando dobbiamo fare “team”, anche quando lo spogliatoio è riempito da dieci o venti ragazzi/e, e non solo dal singolo atleta insieme al suo coach.
E i giochi proposti da Daniele, nella loro voluta semplicità, hanno dimostrato come pur seduti intorno ad un tavolo, insieme magari a persone nuove o poco frequentate, senza nulla in palio se non uno spirito di gruppo da creare, hanno ottenuto l’effetto voluto: motivare nella ricerca di raggiungere un obiettivo, fosse anche semplicemente quello di stare bene insieme, ad imparare qualcosa, a riscoprire concetti magari latenti dentro ciascuno di noi, ma che se “tirati fuori”, se resi evidenti, se portati alla luce, possono solo aiutare nella crescita.
Forse qualcuno si chiederà: “Ma la crescita di chi? Di cosa?”, e la risposta è lasciata a ciascuno. Ieri sera ci sono arrivati degli input, dei suggerimenti, tra i quali il più importante di tutti, forse, è quello che inizia per “i nostri” e finisce con “ragazzi”.
Grazie Daniele, e grazie a tutti quelli che hanno voluto e potuto “mettersi in gioco” per una sera, ma con l’idea di poterlo fare – ancora meglio – per tutti i giorni che verranno!